“Per difficile che sia la vita, c'e' sempre qualcosa che si puo’ fare per migliorarla”. 
Questa frase, che mia nonna Teresa (doña Tere) ripeteva spesso, mi e' tornata in mente il giorno che abbiamo scoperto la malattia di mio padre.
Lo avevo accompagnato a fare quella che noi pensavamo fosse una semplice visita di controllo, visto che da qualche tempo non si sentiva bene... la diagnosi fu “leucemia”, la parola mi ha colpito come un calcio allo stomaco, il mondo mi e' crollato addosso.
Da quel giorno e' cominciata una trafila pesante... ore passate in ospedale per approfondimenti, analisi... e poi la chemioterapia, una parola che e' già di per se' traumatica.
Il tempo passato in ospedale, mentre mio padre veniva sottoposto alle terapie (che, grazie all'impegno dei sanitari, cominciavano a dare dei risultati confortanti), mi ha aperto tutto un mondo che non conoscevo.
Vicino agli ambulatori ho scoperto che c'era il reparto pediatrico. Passando tra le corsie, in mezzo ai bambini ricoverati, con patologie spesso impegnative e debilitanti, costretti a vivere in un ambiente anonimo che non li aiuta, mi sono resa conto che l’evento stesso della ospedalizzazione provoca nei piccoli pazienti, un sostanziale cambiamento che non aiuta certo a guarire.
In questa situazione si palesano molte criticità, nonostante la straordinaria professionalità e dedizione di medici e paramedici nell'assistere i piccoli pazienti.
Questo mi ha convinta a creare, in memoria di mia nonna, la Fondazione Sociale “doña Tere”, coinvolgendo tante persone che si sono dichiarate disponibili ad impegnarsi in questa opera.
I principali destinatari dei nostri interventi sono i bambini ricoverati in ospedale e le loro famiglie, ma anche gli asili, le comunità giovanili, gli orfanotrofi e gli anziani residenti in Case di Riposo.